Questo quadro, il più celebre di Munch, è uno dei più
famosi dell’espressionismo nordico. In esso è condensato tutto il rapporto
angoscioso che l’artista avverte nei confronti della vita. Lo spunto del quadro
lo troviamo descritto nel suo diario:
Camminavo lungo la strada con due
amici
quando il sole tramontò
il cielo si tinse all’improvviso di
rosso sangue
mi fermai, mi appoggiai stanco morto a
un recinto
sul fiordo nerazzurro e sulla città
c’erano sangue e lingue di fuoco
i miei amici continuavano a camminare
e io tremavo ancora di paura
e sentivo che un grande urlo infinito
pervadeva la natura.
Lo
spunto è quindi decisamente autobiografico. L’uomo in primo piano che urla è
l’artista stesso. Tuttavia, al di là della sua relativa occasionalità, il
quadro ha una indubbia capacità di trasmettere sensazioni universali. E ciò
soprattutto per il suo crudo stile pittorico.
Il
quadro presenta, in primo piano, l’uomo che urla. Lo taglia in diagonale il
parapetto del ponte visto in fuga verso sinistra. Sulla destra vi è invece un
innaturale paesaggio, desolato e poco accogliente. In alto il cielo è striato
di un rosso molto drammatico.
L’uomo
è rappresentato in maniera molto visionaria. Ha un aspetto sinuoso e molle. Più
che ad un corpo, fa pensare ad uno spirito. La testa è completamente calva come
un teschio ricoperto da una pelle mummificata. Gli occhi hanno uno sguardo
allucinato e terrorizzato. Il naso è quasi assente, mentre la bocca si apre in
uno spasmo innaturale. L’ovale della bocca è il vero centro compositivo del
quadro. Da esso le onde sonore del grido mettono in movimento tutto il quadro:
agitano sia il corpo dell’uomo sia le onde che definiscono il paesaggio e il
cielo.
Restano
diritti solo il ponte e le sagome dei due uomini sullo sfondo. Sono sordi ed
impassibili all’urlo che proviene dall’anima dell’uomo. Sono gli amici del
pittore, incuranti della sua angoscia, a testimonianza della falsità dei
rapporti umani.
L’urlo
di quest’opera è una intensa esplosione di energia psichica. È tutta l’angoscia
che si racchiude in uno spirito tormentato che vuole esplodere in un grido
liberatorio. Ma nel quadro non c’è alcun elemento che induca a credere alla
liberazione consolatoria. L’urlo rimane solo un grido sordo che non può essere
avvertito dagli altri ma rappresenta tutto il dolore che vorrebbe uscire da
noi, senza mai riuscirci. E così l’urlo diviene solo un modo per guardare
dentro di sé, ritrovandovi angoscia e disperazione.
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