Giuseppe Pellizza da Volpedo, 1898-1901
Olio su tela, cm 293x545
Milano, Galleria d’Arte Moderna
L’enorme quadro rappresenta la
marcia dei lavoratori, “il quarto stato”,
il proletariato, il ceto più basso, al di sotto dei tre “stati” considerati
nell’ordinamento giuridico francese prima della Rivoluzione: clero, nobiltà,
borghesia.
L’artista porta a termine una
delle sue opere più conosciute nello stesso anno in cui Giolitti tenne alla
Camera il suo famoso discorso sull’ascesa politica delle classi popolari; era
il 1901: “Nessuno si può illudere di potere impedire che le classi popolari
conquistino la loro parte di influenza economica e di influenza politica”.
La classe lavoratrice, conscia
della propria dignità e della propria forza, marcia compatta e solidale a testa
alta e con lo sguardo fiero, verso la conquista dei suoi diritti e la
costruzione del suo futuro.
Il numero delle persone pare
infinito e la loro marcia è così decisa, solenne e inarrestabile da farla sembrare
un potente fiume in piena. La determinazione dei protagonisti contribuisce a
definire il valore simbolico dell'opera adottata come manifesto dai lavoratori.
Il corteo di
lavoratori e contadini avanza verso l’osservatore guidato dalle tre figure in
primo piano, due uomini e una donna con un bambino in braccio. Lei ha il volto
della moglie di Pellizza, Teresa; al centro, avanza tranquillo, mano in tasca e
giacca sulla spalla, quello che parrebbe il leader della massa; a destra un
altro uomo procede silenzioso e concentrato. L’avanzare è pacato, persuadente,
e nella lentezza e fermezza si sente un senso di invincibilità.
Attraverso il contrasto tra
l’oscurità e la luce, l’artista ha intensificato anche simbolicamente il senso
dell’immagine: la massa di lavoratori lascia alle spalle il buio e si muove
verso un avvenire radioso.
La tecnica divisionista riesce a
potenziare gli effetti luminosi, a togliere inerzia alle masse, a trasformare
in vibrante ritmo il ripetersi di gesti, di atteggiamenti, di teste e di volti,
evitando il pericolo di cadere nelle minuzie descrittive.
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