ENTRATA DI CRISTO A BRUXELLES
James Ensor, 1888-89, olio su tela, 258 x 431 cm.
Musée Royal des Beaux-Arts, Anversa (Belgio)
è un pittore caratterizzato da una pungente carica satirica, amaro,
dissacrante, dal simbolismo acceso e fantastico con chiare sfumature di
grottesco.
La sua esasperata
visione del mondo e l’uso innaturale dei colori scovolgeranno per sempre il
modo di fare arte e come Vincent Van Gogh, Edward Munch
ed in parte Paul Gauguin, Ensor apre la via alla più grande rivoluzione
stilistica del '900, tracciando la strada dell'arte moderna.
"L'entrata di Cristo a Bruxelles", del 1888-89, un olio su tela, 258 x 431 cm, è tra i più famosi dipinti di Ensor e forse il suo capolavoro, raffigura Cristo che entra in città acclamato dalla folla.
La trasposizione temporale colloca il fatto all'epoca moderna, in una città brulicante di folla, alla presenza di una banda di militari in divisa, in mezzo ad una eterogenea moltitudine di figure-fantoccio mascherate (la maschera, elemento surreale per eccellenza, ricorre spesso nei dipinti di Ensor), pupazzi inespressivi gelidamente ed ambiguamente sorridenti, mentre gli striscioni con le scritte ed i cartelli colorati conferiscono all'insieme l'atmosfera di una moderna manifestazione di piazza. La piccola figura di Cristo è quasi invisibile di fronte a questo corteo carnascialesco. Si trova al centro del dipinto ed è completamente ignorato da coloro che lo acclamano “Re di Bruxelles”. La figura del Cristo avanza cavalcando un asino, il capo circondato da una anacronistica aureola, poco divinamente sommerso da una folla chiassosa e irridente, privato di ogni carisma, il simbolo della fede cristiana perde ogni valore ideologico per divenire pretesto di una critica della società moderna ridotta ad una congrega di fantocci urlanti e indifferenti, personaggi caricaturali volutamente volgari. Tra la folla, infatti sono state individuate vere e proprie caricature dei principali uomini di potere e cultura dell’epoca.
"L'entrata di Cristo a Bruxelles", del 1888-89, un olio su tela, 258 x 431 cm, è tra i più famosi dipinti di Ensor e forse il suo capolavoro, raffigura Cristo che entra in città acclamato dalla folla.
La trasposizione temporale colloca il fatto all'epoca moderna, in una città brulicante di folla, alla presenza di una banda di militari in divisa, in mezzo ad una eterogenea moltitudine di figure-fantoccio mascherate (la maschera, elemento surreale per eccellenza, ricorre spesso nei dipinti di Ensor), pupazzi inespressivi gelidamente ed ambiguamente sorridenti, mentre gli striscioni con le scritte ed i cartelli colorati conferiscono all'insieme l'atmosfera di una moderna manifestazione di piazza. La piccola figura di Cristo è quasi invisibile di fronte a questo corteo carnascialesco. Si trova al centro del dipinto ed è completamente ignorato da coloro che lo acclamano “Re di Bruxelles”. La figura del Cristo avanza cavalcando un asino, il capo circondato da una anacronistica aureola, poco divinamente sommerso da una folla chiassosa e irridente, privato di ogni carisma, il simbolo della fede cristiana perde ogni valore ideologico per divenire pretesto di una critica della società moderna ridotta ad una congrega di fantocci urlanti e indifferenti, personaggi caricaturali volutamente volgari. Tra la folla, infatti sono state individuate vere e proprie caricature dei principali uomini di potere e cultura dell’epoca.
Ogni persona appare isolata, seppur all’interno di questo carnevale
barbaro e sensuale.
L'impostazione prospettica del dipinto secondo un
punto di vista centrale focalizza l'attenzione sul Cristo che avanza, mentre
due blocchi laterali di figure in primo piano incanalano la processione entro
una profondità spaziale affollata ma ben chiaramente strutturata, il disegno è
intenzionalmente grossolano, affidato a linee spezzate di grande potere
emotivo, con deformazioni di stampo espressionista,
autonome rispetto al colore, con una loro precisa valenza segnica, mentre il
colore, che gioca un ruolo determinante in dialogo paritario con il segno,
violento ed acceso nel trionfo dei rossi stesi in pennellate brevi e nervose,
anticipa la corrente fauve nel libero
antinaturalismo e nelle controllate dissonanze.
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