Autore: Gustav Klimt
Titolo: Giuditta I
Datazione: 1901
Tecnica: olio su tela
Ubicazione: Vienna, Osterreische Galerie
L’opera è stata
realizzata nel suo “periodo d’oro”, che coincide con la piena maturità
creativa, un periodo che ha come punto di partenza Giuditta I del 1901 e punto d’arrivo la seconda e differente versione
di Giuditta del 1909.
Sulla cornice di rame
sbalzata, opera del fratello George, è impresso il nome di Oloferne: Giuditta
è, infatti, la biblica eroina che sedusse e decapitò Oloferne per salvare
Betulla, la sua città; per questo assunse a simbolo di virtù femminile, ma
anche del debole che ha ragione del forte. Il personaggio biblico è letto da
Klimt in chiave eroica, ma soprattutto erotica e crudele; una tendenza che si accentua
nella seconda versione dell’opera, in cui le mani che trattengono la testa
divengono degli artigli.
Il corpo seminudo dell’eroina,
appena coperto da un velo violaceo con ornamentazioni dorate, è un inno alla
bellezza femminile. Il suo corpo rosato appare come un gioiello incastonato,
tra altri gioielli, in un’icona bizantina.
La donna è simile ad
una sirena che magnetizza lo sguardo dello spettatore proprio con la sua
bellezza e ambiguità: se da una parte è la vendicatrice trionfante che mostra
la testa decapitata dell’uomo, dall’altra Giuditta stessa appare come
decapitata dal prezioso collier di gusto art nouveau che porta al collo.
Gli alberi, il
paesaggio stilizzato alle sue spalle e l’ornamento derivano probabilmente dalla
conoscenza dei motivi decorativi micenei.
Il tema della grande
seduttrice crudele, che porta alla rovina e alla morte il proprio amante, è
comune della letteratura e delle arti visive tra il 1890 e il 1914.
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